Una visita a Perugia, con tante emozioni e scorci d'arte mozzafiato: il racconto del rimanere incantati

15.09.2025 14:12 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Federica Sartori
Una visita a Perugia, con tante emozioni e scorci d'arte mozzafiato: il racconto del rimanere incantati

Questo è il racconto di una visita a Perugia di Federica Sartori, giornalista e scrittrice, ma soprattutto turista per diletto e viaggiatrice per passione... 

Premesso che vi è un’enorme differenza tra vacanza e viaggio… tra turista e viaggiatore… qualunque sia il motivo per il quale una persona si trova in una città o si sposta da un luogo a un altro, quel che dovrebbe prevalere è la curiosità. Una curiosità culturale ed emozionale. Una curiosità sana, positiva, che in modo del tutto naturale salga dentro ciascuno. Sei in una città per motivi di studio o di lavoro? Quindi la vivi di giorno e di sera, nei giorni feriali e in quelli di festa. Sei invece lì per un motivo specifico e quindi ti tratterrai per qualche ora? Ti stai invece recando da una città a un’altra? Certo, devi avere del tempo a disposizione… ma solitamente il tempo si trova. Se si cerca. Non tutto dipende dal costo e dal tempo per fare qualcosa. Inevitabilmente c’è la volta in cui il tempo addirittura può mancare, per una serie di contrattempi imprevedibili, ma in tante occasioni il tempo abbonda… o si può creare facilmente.

Prendersi del tempo per sé stessi è giusto e indispensabile. Quel che sarebbe ottimale è che si cambiasse il modo di impiegarlo. Una volta per lo shopping, un’altra per la cura personale estetica, un’altra per un aperitivo, un’altra per lo sport e un’altra ancora per la cultura. E cultura non significa necessariamente una giornata dentro un museo o passando da una chiesa a una residenza storica. Certo, può essere anche quello, ma ‘basterebbe’ semplicemente fermarsi davanti a un palazzo antico, entrare in quella chiesa che solitamente è chiusa, sbirciare nel chiostro di un convento. Tempo impiegato? Pochi minuti. Risultato? Gli occhi che catturano qualcosa di nuovo, di inconsueto, di curioso, di valore. Di conseguenza il cuore si lascia andare a una piccola capriola. Nei casi di maggior bellezza e particolarità artistiche incontrate, nascono emozioni che catturano e diventano indelebili. È un’esperienza indiscutibile e incontrovertibile: ciascuno la può provare.

Un piccolo esempio è il ‘Complesso di San Pietro’ a Perugia, città ricchissima di arte e di storia che emerge da ogni angolo, ogni arco, ogni palazzo, ogni fontana, semplicemente da ogni pietra del proprio centro storico. Una città che fonda le proprie radici nel periodo etrusco (dal IX° al I° secolo a.C.) non può che parlare e trasmettere arte, architettura, ricordi di menti raffinatissime e geniali che hanno dato vita a opere di grandissimo valore. Basti solo pensare alla creazione del pozzo etrusco: esempio di ingegneria e architettura idraulica unite all’inestimabile valore aggiunto dei mezzi tecnici a disposizione in quell’epoca.

Saltando avanti di un migliaio di anni, nel 966 l’abate Pietro Vincioli, fondò il complesso benedettino di San Pietro, nell’area dove già nel VI sec. sorgeva l’antica Cattedrale di Monte Capraio, alla periferia della città. Nei secoli successivi l’Abbazia benedettina subì delle modifiche e, tra distruzioni, ricostruzioni e cambiamenti, a oggi si presenta con un bellissimo chiostro d’ingresso, sul cui lato sinistro di eleva la Basilica. Percorrendo invece il corridoio davanti all’ingresso e spostandosi tra le varie parti del complesso si possono attraversare altri due chiostri, un orto medievale e un orto botanico. Non mancano un’interessante Cripta, la biblioteca e l’archivio.

L’ingresso alla Basilica non avviene dalla porta che si apre nella facciata ma da quella laterale sinistra, oltrepassata la quale gli occhi non sanno dove guardare. C’è la necessità di fermarsi, resettare lo sguardo e la mente, per poter dare un ordine al tutto. Non è semplice. Più opportuno specificare che non sia proprio umanamente possibile, almeno per i primi minuti.

Gli occhi vengono quindi catturati dalla prima colonna di marmo granitico dell’arcata destra sulla quale è raffigurato San Benedetto, fondatore dell’omonimo Ordine. La colonna opposta, la prima della navata di sinistra, conserva l’immagine dell’Abate Pietro, fondatore dell’Abbazia.

Lo sguardo viene poi convogliato verso la navata, l’altare, il coro, per terminare sul soffitto in legno splendidamente decorato. Necessario di nuovo respirare a fondo e riequilibrare le idee. Da dove iniziare la visita? Ogni colonna, ogni cappella, ogni centimetro è una scoperta di affreschi, dipinti, sculture e solo uscendo si ha la certezza che non ha alcuna importanza il percorso ma essere entrati, aver ammirato qualcosa che è lì da secoli, che racconta di Santi, di vita quotidiana, di miracoli e di gente comune. Dipinti, affreschi, intarsi nel legno e la maestria di saper usare lo scalpello in un blocco di marmo, dovuti a committenti generosi e lungimiranti che hanno affidato a Geni quali Perugino, Guercino, Sassoferrato, Francesco Appiani, Orazio Alfani, Giorgio Vasari, e tanti prodigiosi artisti formatisi nelle scuole di Sebastiano dal Piombo o Tintoretto.

La ‘sola’ Sacrestia è una rappresentazione artistica senza fine, dal soffitto al pavimento; dai mobili di legno agli affreschi; da una tela attribuita a un giovane Raffaello e un’altra a Parmigianino; dal dipinto ‘Santa Francesca Romana istruita da un Angelo’ di un ignoto pittore caravaggesco, terminando con i cinque piccoli quadri opera del Perugino con immagini dei Santi: Scolastica, Ercolano, Costanzo, 

Pietro Abate, Mauro e Placido.

Con gli occhi pieni di arte, storia, di tecnica assoluta unita alla profondità d’animo degli artisti, si lascia una cappella e si entra in un’altra. Si osservano poi l’altare e il coro ligneo del Maestro Lombardo. Attraversando la navata ci si incanta a osservare il dipinto della controfacciata, che prende tutto lo spazio della navata da sopra la porta centrale fino ai tre finestroni ovali. La tela, tra le più grandi al mondo con i suoi undici metri per otto, è il "Trionfo dei Benedettini" del pittore greco Antonio Vassilacchi (italianizzazione di Vasilakis), detto "l'Aliense (straniero).

Con estrema difficoltà ci si avvia alla porta, con un’onda di emozioni che non finisce di riempire il cuore e che resterà per sempre.

All’ingresso è proprio grazie a queste emozioni e al desiderio di condividerle che si scambiano frasi inerenti la magnificenza di un’opera d’arte (la Cattedrale) che contiene innumerevoli e preziosissime opere d’arte (è il secondo luogo in città dove vi sono custodite in numero così elevato dopo la Galleria Nazionale Umbra) con un gentilissimo addetto della Fondazione Istruzione Agraria di Perugia.

Esser venuti a conoscenza che la Cattedrale situata nel complesso di San Pietro ha una media di venti biglietti staccati ogni giorno, lascia dapprima increduli, quindi dispiaciuti e infine rimane un tarlo che nelle ore seguenti porta a parlarne con chi vive e lavora a Perugia: ristoratori, proprietari di bar, commercianti, lanciando l’idea di trovare il modo che ogni cliente, in modo particolare studenti e residenti in città, venga invogliato a visitare le bellezze della città (che sia un caffè omaggio o un piccolo sconto a fronte di un biglietto acquistato per soli sei Euro! ) e fare da cassa di risonanza a un patrimonio ineguagliabile condividendo l’esperienza con gli amici, i professori, i colleghi, così come sui social. Un passaparola culturale che potrebbe avere un enorme riscontro.