Quale futuro per la sede dell'ANPVI (Associazione Nazionale Privi di vista e Ipovedenti) di Perugia?

12.09.2025 07:00 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Antonello Menconi
Quale futuro per la sede dell'ANPVI (Associazione Nazionale Privi di vista e Ipovedenti) di Perugia?

La revoca dell’assegnazione della sede all’Associazione Nazionale Privi di vista e Ipovedenti (ANPVI) di Perugia sta scuotendo l’intera comunità cittadina, sollevando interrogativi sulla trasparenza delle decisioni amministrative e sul ruolo delle istituzioni nel tutelare le realtà sociali più fragili. La vicenda, che si sta trasformando in un vero e proprio caso pubblico, evidenzia come l’intervento del Difensore civico possa rappresentare un’ancora di garanzia in un contesto spesso caratterizzato da decisioni poco trasparenti. Una storia di impegno e di controversie: l’ANPVI di Perugia, associazione storica e riconosciuta sul territorio, aveva recentemente riqualificato e riaperto una sede gravemente danneggiata da un incendio nel 2024. Da allora, ha avviato numerose attività sociali, convenzioni con enti pubblici e privati, e ha consolidato il suo ruolo di punto di riferimento per le persone con disabilità visiva e le loro famiglie. La sede, rinnovata e funzionale, rappresentava un esempio di buona prassi nel settore del volontariato e dell’inclusione sociale. Eppure, senza preavviso né spiegazioni ufficiali, il Comune di Perugia ha deciso di revocare l’assegnazione dei locali, mettendo fine a un rapporto che durava da anni. La decisione è stata accompagnata dalla pubblicazione di un bando pubblico per riassegnare gli spazi, senza considerare le spese sostenute dall’associazione per rendere la sede agibile o le attività già avviate. La motivazione ufficiale, se mai comunicata, appare sfuggente e poco trasparente, lasciando spazio a dubbi e sospetti.

Il silenzio dell’amministrazione e l’intervento del Difensore civico

Il silenzio del Comune di Perugia ha suscitato forte indignazione tra soci, beneficiari e cittadini, che si sono interrogati sul senso di una scelta che rischia di penalizzare un presidio sociale fondamentale. La revoca, infatti, non solo interrompe un servizio di supporto e inclusione, ma potrebbe anche comportare un aggravio di costi per il Comune, che dovrà affrontare un nuovo iter burocratico e il pagamento di un canone per sei mesi.

In questa situazione di incertezza, si è distinto il ruolo del Difensore civico, rappresentato dal dott. Fabrizio Schettini. Egli ha raccolto le doglianze dell’associazione, verificato le circostanze e deciso di intervenire pubblicamente, offrendo un punto di ascolto e mediazione. La sua azione si inserisce in un contesto in cui le figure di garanzia indipendenti assumono un ruolo cruciale nel garantire che le decisioni amministrative siano motivate, trasparenti e rispettose dei diritti dei cittadini. Perché questa vicenda è importante? L’episodio di Perugia mette in luce un problema più ampio: la difficoltà delle associazioni e delle realtà sociali di far valere i propri diritti di fronte a decisioni amministrative che, a volte, sembrano più punitive che motivate. La revoca della sede all’ANPVI, riconosciuta e apprezzata nel territorio, rischia di rappresentare un precedente pericoloso, che potrebbe scoraggiare altre realtà dal portare avanti progetti di inclusione e solidarietà. Il ruolo del Difensore civico, in questo caso, si rivela fondamentale. Non sostituisce le autorità giudiziarie, ma garantisce che le procedure siano rispettate e che le decisioni siano motivate e trasparenti. La sua presenza rappresenta una tutela per i cittadini e un richiamo alle istituzioni affinché valorizzino le buone pratiche e non si lascino condizionare da logiche di corto respiro o interessi di parte.

Un futuro ancora da scrivere:  mentre l’associazione si prepara a resistere anche sul piano legale, la vicenda di Perugia solleva un interrogativo che riguarda tutta la comunità: a chi giova questa revoca? La risposta, secondo molti osservatori, è chiara: non ai cittadini, né alle famiglie coinvolte, né al bilancio comunale. Piuttosto, si rischia di perdere un patrimonio di solidarietà e di buona amministrazione.

In attesa di sviluppi, la presenza del Difensore civico rappresenta un elemento di speranza e di equilibrio. La sua azione dimostra come, anche in situazioni di conflitto, sia possibile trovare un punto di mediazione che rispetti i principi di legalità e di tutela dei diritti fondamentali. La vicenda di Perugia evidenzia l’importanza di strumenti di garanzia come il Difensore civico, capaci di trasformare conflitti in opportunità di dialogo e di rafforzare la fiducia tra cittadini e istituzioni. Solo attraverso trasparenza, ascolto e rispetto delle regole si può costruire una comunità più giusta, inclusiva e solidale.

Il futuro dell’ANPVI e di molte altre realtà sociali dipende anche dalla capacità delle istituzioni di ascoltare e rispettare chi lavora quotidianamente per il bene comune.