"Sorpreso in negativo da questo Perugia: una piazza alla quale sono legato per i cinque anni trascorsi"

Mauro Milanese, ex dirigente della Triestina, è intervenuto nel corso di 'A Tutta C', in onda su TMW Radio e Il 61, condividendo le sue riflessioni sulla terza serie. Inevitabile partire da una riflessione su Trieste, una città che conosci bene e alla quale sei molto legato. Sta vivendo un momento di grande difficoltà…
"Sì, mi dispiace molto. Ci sono piazze, come Trieste, che meriterebbero di più: più risultati, più traguardi, più vittorie e soddisfazioni, in proporzione al seguito che hanno e alla passione della gente. Trieste è un capoluogo di regione, e credo sia quello che da più tempo manca dalla Serie A, nonostante abbia disputato 27 stagioni nella massima serie, tutte nella prima parte della sua storia. Nella seconda parte, invece, c’è stata poca soddisfazione. C’è stata un’alternanza di presidenti, alcuni più interessati a riprendere che a investire, e questo ha inciso molto sul percorso della Triestina".
Tu sei nato a Trieste, hai vissuto quella realtà anche da calciatore.
"Sì, ho cercato per dieci anni di rilanciare la Triestina. Ho debuttato con la squadra al vecchio Stadio Grezar, poi l’anno successivo allo Stadio Rocco, davanti a 35.000 persone. Il Grezar sembrava piccolo, con i suoi 20.000 posti, e il Rocco è stato costruito per rispondere a quell’entusiasmo. È una piazza che merita molto di più".
Trieste ha una cultura sportiva altissima, una passione vera. È incredibile che non riesca a trovare una dimensione stabile nel calcio professionistico.
"Mi auguro che possa succedere presto, ma serve continuità. Non basta una fiammata".
Parliamo ora del campionato di Serie C. Siamo oltre il primo mese, si comincia a vedere qualcosa?
"Sì, dopo le prime partite iniziano a emergere i valori. Si parte col caldo, con il mercato che finisce all’ultimo, ma poi le squadre si assestano. Le favorite stanno salendo in classifica e da Natale in poi vedremo ritmi altissimi. Non mi sorprende il Vicenza primo nel suo girone, mi sorprende invece il Perugia, che sta andando male nell’altro girone. È una piazza importante, dove ho giocato per cinque anni".
Anche lì, una realtà che fatica a trovare stabilità. Ma torniamo al Vicenza: l’hai indicata come squadra forte.
"Sì, è una squadra attrezzata, come anche Avellino, Benevento, Catania… piazze che hanno fatto la Serie A di recente. Ma si disputeranno un solo posto. Il playoff è una lotteria: un posto su 27, serve anche fortuna. Bisogna avere condizione fisica, entusiasmo, il momento giusto… si devono allineare mille pianeti".
E chi arriva logorato al playoff rischia di pagare lo sforzo?
"Esatto. Chi lotta fino all’ultimo per il primo posto può arrivare stanco, mentre chi ha viaggiato tranquillo in quarta o quinta posizione può approfittarne. Se arriva in grande condizione, con entusiasmo, può superare i primi turni e trovare una squadra ferma, logora. È davvero un terno al lotto".
Nel Girone C a Salernitana, Catania, Benevento, possiamo aggiungere anche Trapani, Crotone…
"Sì, sono piazze importanti, con investimenti quasi da Serie B. Il girone meridionale è logorante, pieno di derby, trasferte difficili, ambienti caldi. Vincere fuori casa è complicato. E chi non vince il campionato rischia di arrivare ai playoff senza energie".