ESCLUSIVA/Portiere perugino titolare in Serie B in Svezia: Riccardo racconta la sua storia

11.01.2023 09:30 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Alessio Del Lungo
ESCLUSIVA/Portiere perugino titolare in Serie B in Svezia: Riccardo racconta la sua storia

Da Perugia a Skelleftea, passando per Siena, Milano, Terni, Vibo Valentia, Gozzano, Trieste e Ytterhogdal. La curiosa storia di Riccardo Brugnoni, portiere classe '99 che gioca in Serie B svedese, inizia dall'Umbria: "Sono nato a Perugia e lì da bambino, un anno prima del normale, ho iniziato la mia avventura nel calcio. A 4 anni - racconta a TuttomercatoWeb.com e Perugia24.net - sfidavo già i ragazzini di 6-7 ed ho sempre giocato in porta. Ero quello che calciava più forte di tutti, mi dicevano di provare altri ruoli, ma io non ne volevo sapere. Oggi posso dire che è stata la scelta giusta, ho fatto tutte le giovanili fino al 2011, poi mi sono trasferito a Siena".

In Toscana com'è andata?
"Giocavo con i '99 e i '98. Sono stati gli anni con più sacrifici della mia vita. Facevo avanti e indietro 4 volte a settimana più la partita. Ripeto, è stata dura, ma mi sono formato e ho ho potuto fare quel salto che sognavo da quando ho iniziato a giocare".

A quel punto arriva l'Inter. Un sogno che si realizza.
"Quando nel 2012 ho saputo che l'Inter aveva iniziato a seguirmi ho capito che dovevo concentrare tutte le mie forze e la mia volontà nel voler arrivare per convincere loro a comprarmi. La storia buffa è che il 20 aprile ero praticamente certo di diventare un giocatore del Parma dal giugno successivo, ma di punto in bianco arrivò l’Inter che offrì il triplo e mi comprò. È stata la prima volta in vita mia che ho pianto per il calcio".

Quanto è stato difficile staccarsi così presto dalla famiglia?
"È stato difficile, ma facile allo stesso tempo perché da una parte la tua famiglia era a 600 km, dall’altra la famiglia Inter era sempre con te e non ti faceva mai mancare niente".

Che cosa le ha lasciato dentro questa esperienza?
"Mi porto dentro ricordi ed emozioni uniche, che oggi ho tatuato sulla mia pelle. Penso agli allenamenti in Prima Squadra, gli amici con cui sono cresciuto, ma soprattutto la felicità di stare in un ambiente di così alto livello".

Dopo un po' però le cose cambiano e finisce per approdare in prestito di nuovo a Perugia e poi alla Ternana. Che cosa ha capito?
"Che i prestiti mi servivano per crescere. Mi riferisco soprattutto a Terni, dove sono stato vicino a fare l'esordio in Serie B, ma mi feci male il giorno prima della rifinitura e finiì per stare ai box praticamente un anno".

Un periodo complicatissimo e nuove avventure con Vibonese, Gozzano e Triestina. Che però non la soddisfavano.
"Rientrare è stato un calvario, ma la famiglia Inter è sempre stata lì ad aiutarmi e in qualche modo ne sono uscito vincitore. A 18 anni, senza una stagione alle spalle per l’intervento, mi sono trovato a vincere un campionato di Serie D da protagonista con la Vibonese. Poi sono andato a Gozzano, dove purtroppo non ho fatto molto, anche perché ho avuto un sacco di problemi fisici. Mi tormentava una borsite ed erano più le volte che ero fuori per infortunio che quelle che giocavo. Piano piano ho ripreso la forma e la Triestina mi avrebbe anche dato la possibilità di giocare, ma è arrivato il Covid...".

Quindi decide di cambiare radicalmente vita.
"Un mister che mi conosceva perché mi vide ad un torneo internazionale mi chiama e mi dice: 'Ascolta, in Italia e in quasi tutta Europa il calcio è fermo per praticamente una stagione, vieni in Svezia e fai vedere chi sei'. Tempo tre giorni ed ero lì".

Si trasferisce all'Ytterhogdals IK in Serie C svedese. Quali differenze ha notato con l'Italia?
"Beh, è un calcio fisico e totalmente diverso, che però mi ha fatto scattare quella scintilla in me che sono sicuro un giorno mi porterà a raggiungere il mio obiettivo".

Com'è vivere in Svezia?
"La vita è molto più tranquilla rispetto a quella che c'è in Italia. La Svezia è considerata un posto felice e non posso fare altro che confermarlo. Il freddo invernale passa in secondo piano perché ovunque vai ti senti a casa".

Poi nel '21-'22 il salto di qualità e il passaggio allo Skelleftea. Sempre una squadra di Serie C ed ora in B, ma con obiettivi diversi.
"Avevo diverse offerte anche da squadre di Serie A, ma conoscevo la società e, parlando con loro, ho capito la serietà che li contraddistingueva. Ho deciso di firmare un contratto lungo, anche perché per un progetto così ne valeva la pena. Ho 23 anni e sono un bambino se si considera il mio ruolo, ma negli ultimi 3 anni ho fatto 100 presenze. Questo fa la differenza".

Quanto è stato difficile cambiare città in Svezia e doversi ambientarsi nuovamente in un altro club?
"È stata la stagione più bella della mia vita, a livello personale e di club. Sono in una società che crede in me e che mi fa sentire importante, ho avuto offerte migliorative, ma credo che almeno per questa stagione non le prenderò in considerazione. Ho promesso al club che quest’anno vinceremo il campionato è farò di tutto per far sì che questo avvenga".

In futuro crede che esista la possibilità che possa tornare in Italia?
"Non credo di tornare in Italia. Voglio affermarmi qua ed entrare nel calcio importante qua. Vedo più la mia carriera in Svezia in Serie A piuttosto che in una Serie B o Serie C italiana".

Che cosa le manca dell’Italia e quanto spesso torna nel nostro Paese?
"Torno raramente, ma ovviamente cibo e famiglia sono le cose che piu mi mancano".

Quali sono i suoi obiettivi per il futuro?
"Il mio obiettivo è quello di arrivare a essere titolare in Serie A svedese nel giro di 4-5 anni. Spero di farcela, sicuramente ci metterò tutto me stesso".

Infine, per chiudere, che consiglio si sente di dare ai giovani che spesso hanno paura di fare esperienze all’estero?
"Ragazzi partite, provateci. Al massimo rimane un esperienza di vita... Io sono partito che non sapevo una parola di inglese, ora mi ritrovo con un inglese perfetto, so parlare spagnolo e anche un po’ di svedese. Si cresce a prescindere. Nella vita rischiare è tutto, soprattutto facendo quello che ci piace. Ne vale la pena".