La lettera scritta da Luigi Repace a Donatella Tesei per chiedere di far riprendere il calcio giovanile

24.01.2021 00:01 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
La lettera scritta da Luigi Repace a Donatella Tesei per chiedere di far riprendere il calcio giovanile

Perugia, 22 gennaio 2021

OGGETTO: RICHIESTA RIPRESA ATTIVITA’ CALCISTICA

Gentilissima Presidente,
risale alla giornata di ieri, venerdì 22 gennaio 2021, la pubblicazine dell’ordinanza regionale numero 7, con cui, all’art. 3, viene ribadita la sospensione, fino alla data del 13 febbraio 2021, de: “…lo svolgimento degli allenamenti e preparazione atletica anche in forma individuale sia al chiuso che in spazi aperti, limitatamente agli atleti di età inferiore ai 18 anni che militano nelle società e nelle associazioni dilettantistiche ed amatoriali degli sport di squadra e di contatto come individuati con provvedimento del Ministro dello Sport del 13 ottobre 2020 e partecipanti a gare e competizioni riconosciute di interesse regionale, provinciale o locale dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paraolimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva”.

Nella doverosa premessa che lo scrivente Comitato Regionale Umbria ha sempre mostrato massima disponibilità e comprensione nel condividere quelle che sono state le delibere assunte dalla Regione Umbria in materia di limitazioni di rischio del contagio da Covid-19 in relazione all’attività sportiva sul territorio, ad oggi non risulta più possibile accettare una situazione di totale immobilizzazione dello sport a livello regionale,motivo per cui si invita a voler svolgere un’attenta valutazione e analisi dei rischi connessi a tale decisione.

Si evidenzia, infatti, come il persistere della situazione di interruzione forzata del calcio in Umbria determinerà gravi conseguenze sia a livello fisico, ma soprattutto a livello psicologico sui nostri giovani, già fortemente condizionati dall’isolamento di cui sono state vittime nel corso della crisi pandemica.

Questo riguarda tutti i calciatori militanti nei campionati regionali e provinciali indetti dal Cru ma, in maniera particolare, i soggetti under 18 ai quali è stata altresì vietata la possibilità di svolgimento degli allenamenti e preparazione atletica, anche in forma individuale, negando a tutti il fondamentale diritto allo sport.

Ciò risulta ancora più inconcepibile se si considera che molti calciatori tesserati per le società calcistiche, alla luce delle limitazioni imposte, hanno abbandonato la propria attività, in favore di altre discipline sportive il cui svolgimento non è bloccato dalle ordinanze regionali. Un danno incalcolabile, non solo per il movimento calcistico regionale, che assisterà a un drastico calo del numero dei tesserati, ma soprattutto per le società affiliate, che difficilmente potranno risanare le perdite subite in questi mesi.

Occorre altresì evidenziare che quotidianamente assistiamo a bambini che, in nome della forte passione che nutrono nei confronti dello sport più amato al mondo, si ritrovano per strada, nei parchi e nelle piazze cittadine per calciare un pallone, situazione che, a parere di chi scrive, risulta ben più pericolosa. Non sarebbe più sicuro consentire a questi ragazzi di svolgere la propria attività nei centri sportivi delle società che, con grandi sforzi economici, avevano già previsto le misure di sicurezza anti Covid-19 e che pertanto riuscirebbero a svolgere un’azione di controllo sicuramente maggiore?

Ci si chiede anche come le società potranno sopravvivere e proseguire la propria attività da un punto di vista prettamente economico, alla luce del fatto che nessun contributo o sostegno è previsto in favore del mondo dilettantistico. Perdere i propri tesserati e, conseguentemente, le quote di iscrizione ai Settori Giovanili e Scolastici, potrebbe significare la scomparsa del calcio dilettantistico.

Pertanto, si intende oggi esprimere la necessità di consentire, sempre nel rispetto delle misure previste in tema di contenimento del rischio di contagio, la ripresa dell’attività, ritenendo che il calcio non possa e non debba essere considerato il mezzo trasmettitore del virus ma, anzi, lo strumento per combattere il forte stato depressivo in cui versano i giovani.

Questo se si considera anche che è ripresa la didattica in presenza per quanto riguarda gli istituti scolastici primari e secondari di primo grado e presto anche di quelli secondari di secondo grado e, di conseguenza, non si capisce il motivo per cui i bambini e i ragazzi non possano riprendere un’attività, quella calcistica, che rappresenta un tassello fondamentale per la crescita fisica ed umana e degli stessi.

A dimostrazione di quanto sostenuto, le centinaia di mail pervenute allo scrivente Comitato Regionale Umbria da parte di genitori di tesserati delle società umbre, che lamentano come la mancata garanzia del diritto allo sport abbia causato un grave danno sociale ai propri figli.

Alla luce di quanto sopra, certi della Sua spiccata sensibilità, alle dinamiche non solo del movimento calcistico dilettantistico umbro, ma di tutti i bambini e ragazzi che svolgono attività calcistica, con la presente sono a chiederLe di voler rivedere quanto emanato con l’ordinanza di cui sopra, consentendo la ripresa degli allenamenti individuali dei soggetti under 18.

In attesa di un Suo gentile riscontro, colgo l’occasione per porgerLe i più cordiali saluti.

Il PRESIDENTE LUIGI REPACE