La commovente lettera... Ricordate il castiglionese Riccardo Capecchi per nove mesi in carcere in Perù?

26.04.2020 12:33 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Antonello Menconi
La commovente lettera... Ricordate il castiglionese Riccardo Capecchi per nove mesi in carcere in Perù?

Ricordate la storia di Riccardo Capecchi, il fotografo di Castiglione del Lago arrestato a maggio dello scorso anno in Perù perché ritenuto affiliato a una banda di italiani che volevano importare cocaina dal Sudamerica, rimasto per nove lunghi mesi in carcere a Lima? Riccardo ha sempre sostenuto la sua totale innocenza, come poi è emerso. Il fotografo era stato invitato ad fare un tour fotografico in Sudamerica da alcune persone di Roma che aveva conosciuto ad un matrimonio. L'offerta di lavoro era sembrata buona. In cambio doveva solo intestarsi uno dei mezzi con cui andare in Perù. In quei pick -up però la polizia ha trovato 291 chili di cocaina purissima. Riccardo aspettava di partire per il tour mentre quelli che lo hanno ingannato reperivano cocaina da portare in Italia. Per lui c'è stata poi l'archiviazione. Bloccato ora come tutti dalla quarantena, ha voluto mandare pubblicamente - attraverso un amico - un saluto alla propria città attraverso una lettera. Sembra strano però, in differente misura, stiamo vivendo una esperienza di vita simile, entrambe al limite della realtà. Tristemente io ho avuto molto più tempo per pensare, ho vissuto giornate buie e interminabili ma mi sono fatto sempre coraggio, non ho mai mollato anche se la tentazione di darmi per vinto è stata sempre forte. L’unica cosa che mi ha dato coraggio per andare avanti sono state le veloci telefonate che potevo fare ai miei genitori, le vostre lettere e i vostri saluti che mi hanno dato sempre la forza e mi hanno fatto capire ancor di più il senso di comunità. Sapete, soprattutto di notte è stato difficile per me. Non riuscivo a dormire, la mia mente ritornava a casa e rivedevo tutto quello che fino a qualche tempo prima apparteneva alla mia quotidianità, semplici gesti, nulla di che. Magari prendere la macchina, fare un giro, parcheggiare, andare in centro o lungolago in bicicletta. Fare un salto al Pescatore poco prima del tramonto, quando il lago è piatto e vedi le barche che rientrano in porto. Guardare il nostro castello di notte, oppure bere il nostro buon vino, quello di Nicola o di Sara seduto a qualche tavolo su in centro. Il natale, la Festa del Tulipano, le numerose attività culturali del nostro palazzo! I concerti al castello e tante altre cose che fanno del nostro paese un eden rinchiuso in una palla di vetro, come quei souvenir con la neve. Vogliamo poi parlare di quando ti affacci dal muraglione e c’è luna piena che si rispecchia sulle acque del lago? Credo che queste immagini appartengono a tutti e come tutti sento tanta nostalgia e un giorno vorrei rivivere tutte queste cose. Non vi mancano un po’ anche a voi? Nessuno sa quanto tempo ancora dovremmo aspettare. La situazione è difficile per entrambi adesso. Mi auguro solamente che abbiate capito quanto vale vivere come l’ho capito io anche se ad un prezzo diverso. Dovremmo vivere appieno ogni giorno, a partire dai nostri affetti (magari ce ne ricordiamo solamente quando rientriamo a casa la sera) vivere gli amici ai quali dovremmo dedicargli anche un’ora al giorno, vivere le nostre mura, vivere coesi per il benessere del nostro paese e per il benessere di chi lo vive. Dobbiamo vivere il nostro paese anche d’inverno e smettere di dire che Castiglione in questa stagione è un paese morto. Castiglione non ha porte che si chiudono, non ci sono assedi e tanto meno coprifuoco, non ho mai visto un sipario che si chiude sopra la città. Castiglione è un paese che vive tutto l’anno, siamo noi che facciamo i "morti". Mi auguro di svegliarmi domani e sapere che quest’incubo è finito, di poter tornare a rivivere le nostre vite e spero questa volta che possiamo farlo con uno spirito diverso. Mi auguro di lavorare insieme ancor più duramente per dare alla nostra comunità una qualità di vita superiore a quella che già abbiamo. Il mondo lontano da noi è molto differente, a tratti, oserei dire, inimmaginabile, ai confini della ragione. Se io non potrò farlo, fatelo voi per piacere. Amate il nostro paese, vivetelo, prediligete sempre per ogni piccolo acquisto il nostro paese e la sua economia, salvaguardate l’ambiente, partecipare alla vita sociale e agli eventi, date spazio ai giovani artisti. Abbiamo molte potenzialità nascoste come i tanti tesori sui quali dovremmo puntare. Tutto questo a me è mancato fino a farmi scendere le lacrime dagli occhi. Resistete per me, datemi la possibilità di ritrovare quanto ho lasciato. Vi auguro di vivere in libertà quanto prima. A proposito di libertà, sapete che in tutte le lingue del mondo questa parola ha lo stesso significato? L’unica differenza è che se ne apprezza il valore solamente quando ti viene negata. Un abbraccio a tutti, state a casa! Saluto Franco, Aldo e Gonda che non potrò più rivedere.
Riccardo Capecchi".