Cosa fare in Umbria per salvare il turismo: le proposte
“Tax credit, esenzione dell’Imu, esonero dalla Tosap, voucher vacanza, fondi per la promozione e gli
investimenti, un fondo per il danno indiretto da Covid-19 e le agenzie di
viaggio ed infine ammortizzatori sociali. Il Governo ha dato prova, con
l’ultimo Decreto Rilancio, di considerare il turismo una risorsa strategica
per il Paese, mentre la Regione non ha ancora emanato ordinanze e protocolli
per la riapertura completa del settore, compreso l’extralberghiero,
impedendo di fatto anche i movimenti intraregionali”. I consiglieri
regionali Fabio Paparelli, Michele Bettarelli, Simona Meloni e Tommaso Bori
(Pd) bocciano la politica turistica della Regione nell'attuale fase 2
dell’emergenza e aggiungono che la strategia di promozione scelta
“rischia di essere del tutto improvvisata ed inefficace, se non è
inquadrata in una strategia generale di rilancio del settore. Assurda poi
appare l’immagine della Cascata, come di altri beni e strutture, veicolati
in TV ma ancora chiusi al pubblico”. “Mentre gli operatori umbri – spiegano i quattro consiglieri Dem - dopo
il Dpcm del 17 maggio, che consentiva la riapertura del settore, attendono i
necessari protocolli e le ordinanze correlate, la Regione invece di
condividere con gli operatori di settore e con il Consiglio regionale un
serio masterplan di azioni da mettere in campo, come prevede peraltro la
legislazione turistica Regionale, improvvisa operazioni di promozione senza
dedicare un solo euro al grido di aiuto delle imprese e di chi vive attorno
al settore. Le imprese chiedono fondi per sopravvivere, per pagare affitti,
canoni e bollette, per affrontare le spese della riapertura e di una stagione
estiva che non dà grandi speranze. E’ sbagliata e anche dannosa l’idea
di assegnare risorse ai Comuni per la promozione e non per la costruzione del
prodotto turistico. Una scelta - avvertono - che fa tornare indietro
l’Umbria di 20 anni, buttando alle ortiche il lavoro fatto sul ‘brand
Umbria’ e sulla promozione unitaria del prodotto correlato”.
“Abbiamo avuto modo – proseguono - di ascoltare il grido di dolore di
numerose associazioni del settore delle ricettività anche nel corso delle
audizioni in seconda commissione mercoledì scorso, dove addirittura hanno
raccontato di aver elemosinato un incontro con la Giunta da settimane, ma
senza successo, rimanendo del tutto inascoltati. Il settore non ha bisogno di
dilettantismo ma di risorse fresche e di concertazione con gli operatori e le
loro rappresentanze”. “La Regione – concludono Paparelli, Bettarelli, Meloni e Bori - deve
stanziare fondi per assicurare la liquidità alle imprese che si trovano a
dover onorare i canoni di affitto, i costi delle utenze, i costi dei
dipendenti. Ma servono anche azioni che possano supportare il mondo dei
lavoratori stagionali, che rischia di subire un pesante contraccolpo con la
riduzione delle presenze. Il settore ha urgente necessità di azioni concrete
e non di pannicelli caldi e la Regione non può voltarsi dall’altra parte.
Servono atti concreti immediati, a partire da protocolli sanitari e procedure
certe, come fatto da tempo in altre regioni, per consentire una riapertura, a
partire dal 3 giugno, in completa sicurezza”.