La scelta di vita di Alfonso: a 32 anni smette di fare l'informatico per diventare prete

29.06.2020 00:02 di Redazione Perugia24.net   vedi letture
La scelta di vita di Alfonso: a 32 anni smette di fare l'informatico per diventare prete

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve si appresta a fare festa per l’ordinazione sacerdotale di Alfonso Liguori, nato a Napoli nel 1988 e trasferitosi da piccolo nel capoluogo umbro con la famiglia. Nel donarsi totalmente al Signore, Alfonso ha rinunciato alla professione di programmatore informatico presso un’azienda locale. Diventerà il 109° sacerdote diocesano (tanti ne conta la comunità perugino-pievese) e sarà ordinato dal cardinale Gualtiero Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo oggi, lunedì 29, alle ore 18. Tra i primi ordinati sacerdoti del Covid-19. Don Alfonso Liguori sarà uno dei primi sacerdoti in Italia ad essere ordinato nel tempo del Covid-19, «un tempo particolare in cui si è respirato un bisogno forte di Speranza, quella Speranza con la S maiuscola che da sempre attira il cuore dell’uomo, ed è come se il Signore volesse ricordandomi che nel “pacchetto” completo della mia chiamata c’è anche questo, portare, nel mio piccolo e nel mio ordinario, agli uomini la Speranza che è Gesù Cristo», scrive l’ordinando nel raccontare la sua “chiamata”.

La carità al centro della vita di ogni presbitero. Quando il futuro sacerdote è stato ordinato diacono, il 12 settembre 2019, festa della Madonna delle Grazie della cattedrale, il cardinale Bassetti ha riservato a lui queste parole: «Viviamo in una società che sta cancellando dal proprio vocabolario quotidiano la categoria del dono e così è facile trovarsi dinanzi a situazioni di inimicizie, di egoismo e, purtroppo, di morte. Il tuo vescovo ti esorta a combattere tutto questo con un’unica arma: facendo tua la categoria della gratuità. La nostra società è diventata come un deserto arido e senza acqua ed è per questo che è assetata d’amore. Sia la carità, caro Alfonso, il grido più esigente della tua vita». Nel tracciare una breve “autobiografia”, Alfonso non esita a scrivere che come altri giovani si è allontanato dalla Chiesa per un periodo, ma nella sua famiglia, in primis nei genitori, entrambi disabili, ha ritrovato il suo «pane quotidiano con cui sono cresciuto… Due genitori che non hanno mai guardato ai loro limiti come un impedimento o un ostacolo, ma che hanno preso la loro croce facendo tutto quello che era possibile per loro, fino anche a mettere al mondo e crescere meravigliosamente tre figli, contando non solo sulle loro forze, ma anche sull’aiuto di Dio». Don Alfonso ha poi consolidato la sua vocazione in parrocchia (prima a Ponte Valleceppi e poi a Elce) e nella Comunità Magnificat. Una chiamata, come lui stesso la definisce, non «una “caduta da cavallo” alla maniera di san Paolo, ammesso che sia mai caduto da cavallo; la mia è stata più una progressiva presa di coscienza e consapevolezza di quanto più profondo e vero era scritto nel mio cuore». «Molti mi chiedono, specialmente in questi ultimi giorni – conclude Alfonso –, “sei pronto?”, ovunque vada risuona questa domanda in tutte le sue accezioni. La mia risposta è sempre la stessa, non credo di essere pronto, mai pronto per questo ministero, per questa missione, per questa vita, mai pronto per quello a cui il Signore mi sta chiamando e che ora vedo e ancor meno pronto per tutto quello che non vedo o di cui ancora non ho idea, ma ho una certezza che si è fatta sempre più forte in questi anni di Seminario, non è sulle mie forze che posso fare affidamento, non è sulle mie capacità che devo contare, o sulle mie abilità che gioco tutto, ma è sulla Sua Grazia, sulla Sua Forza, sulla Sua Parola che voglio gettare le reti, ed è questo che mi porta a dire: “eccomi Signore, manda me”».