"Si tornerà alle gare podistiche con l'obbligo di mascherina? C'è ironia... ma non è da escludere"

Pubblichiamo un intervento dell'ex campione di maratona Orlando Pizzolato su quella che sarà la corsa podistica dopo il coronavirus. "Difficile prevedere quando si potrà tornare a gareggiare. C'è chi ipotizza che possa essere addirittura dopo l'estate. Mi auguro di no, ma capisco che sia una situazione molto delicata far allineare i podisti al via di una gara, perché non sarà possibile rispettare la distanza di sicurezza, a meno che non si organizzino corse a cronometro, con partenza individuale. Si deve pensare che quando sarà concesso di correre assieme ad altri podisti, la convivenza con il virus sarà controllata e quindi si potrà gareggiare con l'obbligo di indossare la mascherina. Lo scrivo con ironia, ovviamente, ma non è da escludere. Correre con una forzata riduzione di flusso di aria ai polmoni è una situazione davvero molto disagevole, visto che l'assunzione di ossigeno è essenziale per un podista. Indossare una mascherina in queste circostanze è una precauzione sanitaria, ma qualche anno fa (a me era stato proposto di usarle nel 1995) c'è stata una ricorrente proposta di allenarsi indossando mascherine specifiche per simulare l'effetto della quota. Una trama del tessuto sempre più stretta limita il flusso di aria ai muscoli, e quindi di ossigeno, in modo da simulare la respirazione dello sforzo della corsa in altitudine. Non ricordo di preciso, ma mi sembra ci fossero modelli specifici per simulare la quota di 1500, 2000 e 2500m sul livello del mare. Più recentemente è stata approntata una mascherina ancora più specifica, con una sorta di valvole che consentono di regolare il flusso di aria che entra, e rendere così la respirazione faticosa quanto la corsa ai vari livelli di altitudine che si desidera simulare. Si tratta quindi di una limitazione di ossigeno, definita ipossia. Ci si chiede se questa situazione sia davvero vantaggiosa per ricreare lo stimolo dell'allenamento in altitudine. Si legge che dà buoni effetti, ma in realtà non è così. Quanto riportato generalmente in rete non ha fondamenti scientifici, e ci si basa sul fatto che la (grande) fatica di respirare quando si è sotto sforzo sembra alimentare la speranza di avere sostenuto una sollecitazione allenante (il concetto di “no pain, no gain” o meglio “soffrire per migliorare”). Perché correre con la mascherina da altitudine non funziona come l'allenamento in montagna? Non è sufficiente fare gli allenamenti con la maschera che riduce il flusso di aria per attivare lo stimolo di eritropoiesi (produzione dei globuli rossi). Si dovrebbe indossare la maschera tutto il giorno, non solo in allenamento, ed anche in questo caso l'esito è incerto. Studi scientifici sulla camera/tenda ipossica (da non confondere con quella ipobarica, vietata in alcuni Paesi e anche in Italia), vale a dire trascorrere parecchio tempo in un ambiente con una riduzione di ossigeno, ha evidenziato che ci sono cambiamenti nella produzione di globuli rossi, ma l'effetto è molto basso. Perché il corpo sia stimolato a produrre più globuli rossi non basta l'ipossia. Quando andiamo ad allenarci in montagna - oltre i 1200m di quota, meglio se verso i 2000m – siamo anche in presenza di una ridotta pressione dell'aria. È questa situazione specifica che stimola il midollo osseo a produrre più globuli rossi".