Il video hard di una normale coppia umbra che sta incuriosendo mezza Umbria e non solo: c'è la denuncia ai carabinieri

A raccontare la storia bollente è la giornalista Erika Pontini sul quotidiano La Nazione in edicola oggi. Ovvero, di un video hard amatoriale caricato su un sito specializzato riservato agli iscritti e poi da lì, copiato, ribattezzato con il nome di uno dei protagonisti, una coppia di Gubbio molto conosciuta, e fatto girare sulle chat di mezza città e non solo. E adesso, dopo lo scandalo - come si legge nell'articolo del giornale fiorentino - i fidanzati hanno deciso di sporgere denuncia ai carabinieri di Gubbio chiedendo di applicare ai “pirati” anche le norme previste dal cosidetto Codice rosso, ovvero il revenge porn che punisce chi diffonde foto e video a contenuto sessualmente esplicito di una persona, senza il suo consenso. Il video, molto breve, ritrae l’incontro sessuale della coppia: entrambi riconoscibili. Sono stati loro stessi a caricarlo sulla piattaforma dedicata. Ma, evidentemente, una volta identificati, il filmato è stato inoltrato via chat su gruppi e profili privati e, in pochi giorni, è diventato virale. Una vicenda che richiama il più noto “Sesso e cellulari” che negli anni ’90 a Perugia fece scandalo e innescò un processo per truffa celebrato nell’allora pretura. Alcune ragazze perugine girarono un film porno amatoriale destinato al mercato estero ma, in realtà, finirono in videocassetta nelle case di tutti gli umbri. Trent’anni dopo i social hanno cambiato tempi e modi di diffusione e la legge ha codificato anche eventuali illeciti connessi all’abuso seessuale tramite immagini. L’avvocato Tiziana Zeppa che assiste la coppia ritiene in particolare che, nel caso di Gubbio, sia applicabile il secondo comma del 612 ter, entrato in vigore proprio ieri, laddove prevede che venga punito anche chi “avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento”. «Chi lo ha reinoltrato ha commesso questo reato – spiega il legale – . Un conto è mettere il video su un sito specializzato – aggiunge – , un altro è inoltrarlo su whatsapp dove può essere visionato anche dai ragazzini. Vogliamo mandare un segnale forte per richiamare il senso di responsabilità nell’utilizzo dei social network». Nelle denunce, in cui si ipotizza anche la diffamazione, aggravata dal mezzo telematico, viene chiesta l’applicazione di misure cautelari per bloccare l’ulteriore diffusione del video. «Ci risulta - spiega ancora il legale – che stia continuando a circolare». Anche perché ovviamente la norma non è retroattiva e potrà essere applicata da oggi in poi. «L’OBIETTIVO dei miei clienti – ha concluso l’avvocato Zeppa – è di cercare di individuare chi abbia illecitamente diffuso il video. Non abbiamo alcun intento economico. I miei clienti sono stati messi in una condizione di gogna mediatica e adesso chiedono che venga fatta giustizia». Adesso spetterà alla procura di Perugia, che si è organizzata per capire come muoversi dinanzi alla nuova fattispecie di reato, valutare se a Gubbio c’è stata una sorta di “vendetta porno”. Erika Pontini