Le riflessioni di una perugina a Londra: Sofia, modella e podista...

20.12.2018 15:30 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Sofia Manna
Le riflessioni di una perugina a Londra: Sofia, modella e podista...

Le riflessioni di una perugina a Londra, Sofia Manna, modella già al Giro d'Italia e podista...

Non si fa altro che parlare di Brexit e se ne parla tra le prime pagine dei più illustri giornali di finanza tanto quanto nei gruppi su Facebook dove Italiani provenienti dai più disparati contesti sociali e culturali si sono virtualmente uniti nella grande City. L'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea e l'impatto che questo cambiamento radicale avrà nel già traballante contesto del Vecchio Continente non sono fonte di discussione tra i commenti di Giuseppe, Alessia, Francesco o Paola. Nel mare magnum del web che rispecchia in maniera ben più profonda di quanto si pensi, la realtà che ci circonda, il quadro che si va tratteggiando è lontano dai grandi numeri patinati delle stime di economia politica. La grande metropoli è casa di tantissimi connazionali che, laurea o non laurea, si sono per ragioni diverse, ritrovati qui a condividere i sedili della metropolitana. Londra è sicuramente la capitale delle grandi opportunità, del movimento e della circolazione di enormi flussi di denaro. È la capitale delle start-up, delle avanguardie hi-tech e sede di alcuni dei musei più belli al mondo, dove le mostre temporanee sono sempre maestre dallo sguardo critico sul passato e presente occidentale.

Ma guardando per un attimo dietro il velo del 'Londinese dream', la grande city è realisticamente molto altro. Londra sono tutti quei ragazzi Italiani e Spagnoli per lo più, che lavorano nei ristoranti, con turni pesantissimi, dalle nove alle sedici ore al giorno, con pause ridicole per quanto brevi che devono gestirsi o per mangiare o per fumarsi una sigaretta, tenendo sempre d'occhio l'orologio, perché si sa il tempo è denaro. Londra sono tutti quegli store manager, che controllano e gestiscono l'andamento della marea di negozi di ogni tipo, e sono la mano operativa degli imprenditori, o meglio delle grandi società alle quali arrivano gli enormi profitti. Londra sono i numeri giornalieri dei target di vendita da raggiungere. Londra sono le commesse che lavorano per cifre piuttosto basse comparate al costo della vita qui e che si sono fatte in media cinquanta minuti di metro o di autobus per raggiungere il posto di lavoro, le stesse che devono impiegare tutte le proprie energie per raggiungere quel famoso target giornaliero, che solitamente rispecchia una cifra ben più alta di ciò che guadagnano in quattro mesi di lavoro. La capitale inglese sono tutti quei giovani e meno giovani provenienti dal paesi dell'Asia centrale, che in attesa del permesso di soggiorno, si trovano sugli scooter, spesso sotto la pioggia, a consegnare cibi di ogni tipo in tempi strettissimi. Londra sono le telecamere, le stesse con le quali negli uffici i controllori dei manager guardano l'andamento del negozio, monitorando se tutto sta avvenendo come prestabilito da qualcuno che poi controllerà se gli stessi hanno controllato bene. Londra è la corsa, la corsa veloce e determinata verso qualcosa e il singolo individuo che ci si trova in mezzo non può far altro che allinearsi a quella corsa anche se, dopo qualche tempo non ricorda più per che cosa sta gareggiando.

Londra dietro al velo, mi appare proprio come il famoso simbolo della sua metropolitana, un cerchio ampio e blu con una linea rossa in mezzo. Una città che ti accoglie al suo interno e che trova un modo per farti restare lì dentro, che ti da col tempo, ciò che stavi cercando di ottenere, a patto che tu percorra ogni giorno quella linea rossa centrale, avanti e indietro. Tutti la percorrono ogni mattina, verso qualcosa e la percorrono di nuovo ogni sera e non puoi non domandarti perché tutti corrano e siano di fretta a qualsiasi momento del giorno, della settimana e dell'anno. La frase che risuona nelle orecchie dei tanti londinesi è ' Mind the gap'. Attento al vuoto, a quel piccolo spazio vuoto tra la linea gialla e la cabina della metro dove ti ritrovi spesso schiacciato, come una sardina in scatola insieme ad altre sardine come te. Il vuoto della metropoli londinese è però un vuoto che non sarà mai colmato e la città, affamata di persone le avrà sempre. Inizialmente quello sciame di persone tenterà di saltare il 'gap', dentro al quale nella vita ripetitiva di ogni giorno, si ritrova col tempo a cadere. E così tra le luci brillanti e gli alberi incredibilmente addobbati di negozi e ristoranti mi guardo intorno. Sono a Carnaby Street, dove la magia di quella che una volta era la via preferita da musicisti ed artisti indipendenti, è stata sostituita dalla vendita e dal merchandising. Gli artisti del passato sono icone sulle tovagliette da the, le parole di una delle canzoni più poetiche dei Queen sono appese tra un edificio e l'altro, bellissime e colorate, addobbi natalizi originali e di tendenza, ma la musica, quella non si sente proprio.