Da Città di Castello a New York ed ora a Dubai: il giro del mondo della fantastica artista Moira Lena Tassi

L’arte in movimento: Moira Lena Tassi dal Louvre di Abu Dhabi al Museum of the Future di Dubai. Dopo la sua performance al MoMA di New York dello scorso febbraio, l’artista tifernate Moira Lena Tassi ha portato la sua arte in due dei luoghi più iconici del mondo arabo: il Louvre di Abu Dhabi e il Museum of the Future di Dubai, dove si è esibita in una performance estemporanea nei giorni scorsi con una nuova tappa del suo progetto di museo indossabile. Non si tratta di un semplice vestito, ma di un' opera d’arte cucita addosso: un abito realizzato assemblando capi usati, tra cui spicca un antico abito tradizionale marocchino rivisitato. Sull'abito lei aveva applicato dieci riproduzioni in miniatura di alcune sue opere pittoriche, trasformando il corpo in una galleria vivente, itinerante, interattiva. «Indossare per la prima volta quest’opera al MoMA è stato un momento di grande emozione», racconta l’artista. «Ora, esibirne una nuova versione al Louvre di Abu Dhabi e al Museum of the Future di Dubai è altrettanto significativo. L’ abito-galleria non è solo un oggetto artistico, ma una riflessione sull’arte come entità viva, in continuo movimento». L’ idea del museo indossabile si ispira a una delle menti più rivoluzionarie dell’arte del Novecento: Marcel Duchamp e la sua celebre Boîte-en-valise, una valigia contenente 69 miniature delle sue opere più importanti, realizzata tra il 1935 e il 1941. «Vedere quella valigia alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia è stata per me una rivelazione», ricorda Tassi. Ed è proprio da quell' opera concettuale che nasce il suo desiderio di creare un’arte portatile, accessibile, "democratica". L’ "abito- galleria" non è solo un oggetto artistico, ma una riflessione sull’arte come entità viva, che si muove, evolve, si adatta». Da questa suggestione nasce il concetto del suo "museo indossabile", un' opera che rompe le barriere tra l'artista e lo spettatore. Uno dei momenti più intensi della performance si è svolto al Louvre di Abu Dhabi, accanto all’opera "Presse pour oranges A+B" di Jean Tanguely. Questo dialogo simbolico tra l’abito-museo di Tassi e la scultura di Tanguely – artista svizzero " erede" di Duchamp, che tra gli anni ’50 e ’70 recuperava oggetti scartati dalla società dei consumi per trasformarli in installazioni meccaniche multisensoriali. Moira Lena Tassi ha scelto di immortalare la sua esperienza proprio accanto a questa icona dell'arte concettuale, creando un ponte ideale tra passato e presente. Se Duchamp e Tanguely con le loro opere hanno ridefinito l'arte rendendola indipendente da quella tradizionale, Tassi ha compiuto un passo ulteriore, trasformando il concetto di museo in qualcosa di vivo e dinamico, che si muove nello spazio e dialoga direttamente con il pubblico. L’ esperienza al Museum of the Future di Dubai invece ha rappresentato per Moira Lena Tassi non solo un momento di intensa ispirazione artistica, ma anche una profonda riflessione sull’impatto ambientale e sociale del progresso urbano. All’interno di una stanza immersiva e suggestiva, buia e ricoperta di specchi, illuminata da colonne di vetro con illusioni di DNA di specie estinte, l’artista si è trovata faccia a faccia con l'immagine simbolica degli orsi polari, tra le specie più minacciate dal cambiamento climatico. Un' esperienza che ha acuito la sua sensibilità verso i temi ambientali, da sempre centrali nella sua ricerca. «Nel Museum of the Future ho avuto la possibilità di vedere con chiarezza ciò che spesso ignoriamo: un futuro "distorto" dalle nostre scelte presenti. Ma già Dubai stessa ci offre questo paradosso in piena luce: qui si costruiscono i grattacieli più alti del mondo, si crea un giardino lussureggiante nel cuore di una terra arida, si celebra l’eccesso con la cornice più grande del pianeta, il centro commerciale più vasto, una pista da sci nel deserto... Tutto straordinario, ma a quale prezzo?». Queste strutture spettacolari, che da un lato affascinano e dall’altro disorientano, sono il volto lucente di un progresso che spesso ignora il costo ambientale ed umano: il consumo smisurato di risorse idriche in un territorio naturalmente povero d'acqua, le emissioni legate alla costruzione e al mantenimento di architetture colossali, lo sfruttamento delle energie fossili, l’inquinamento e le disuguaglianze sociali che si celano dietro a una modernità scintillante. «Si costruisce per stupire, per attirare, per dimostrare potere – afferma Tassi – ma spesso si dimentica la fragilità della Terra, la sua capacità finita di rigenerarsi. E anche le persone coinvolte in questi processi – lavoratori invisibili, cittadini marginalizzati – finiscono per diventare ingranaggi sacrificabili in un grande meccanismo di apparenze». Il suo "museo indossabile", fragile ma resistente, poetico e al tempo stesso concreto: attraverso di esso, l'artista lancia un messaggio urgente: l’arte deve tornare a toccare il reale, a porsi domande scomode, a essere veicolo di consapevolezza. «Abbiamo bisogno di meno cemento e più coscienza, di meno record architettonici e più rispetto per gli equilibri naturali. Se non cambiamo rotta, non ci sarà alcun futuro da immaginare». Conclude l' artsta: "Sentirsi parte integrante dei musei più importanti del mondo, in dialogo con opere che hanno cambiato la storia dell'arte, è ogni volta un' esperienza unica" . L' opera di Moira Lena Tassi non si è limitata ad essere osservata, ma è diventata un' esperienza interattiva. Numerosi visitatori, incuriositi dal suo "abito-museo", si sono fermati per osservarla, porle domande, scattare fotografie e complimentarsi per l'originalità della sua idea. Con questa performance, l'artista ha dimostrato di nuovo che l'arte non è un'entità statica, ma può trasformarsi, viaggiare.. Il suo "museo indossabile" rappresenta un modo innovativo di concepire la fruizione artistica: un' opera che non è relegata a una parete o a una teca, ma che si muove con chi la crea, entrando in contatto diretto con il pubblico. La sua esperienza non solo al Moma, ma anche al Louvre di Abu Dhabi e al Museum of the future di Dubai sono dichiarazioni di intenti: un'arte che si rinnova, che dialoga con il passato per proiettarsi verso il futuro, abbattendo le barriere tra artista, opera e spettatore.