A Deruta rivive di nuova luce l'antico pavimento del 1524: sabato 17 maggio l'inaugurazione

14.05.2025 08:00 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
A Deruta rivive di nuova luce l'antico pavimento del 1524: sabato 17 maggio l'inaugurazione

"Questo pavimento che potrei senza azzardo chiamare l'opera più fine che sia uscita dalle fabbriche derutesi, dà nuovo lustro all'antica arte ceramica italiana che lasciò ovunque le orme della sua grandezza": è la descrizione dell'antico pavimento della Chiesa di San Francesco a Deruta, datato 1524, che ne fece Milziade Magnini qualche anno dopo il suo ritrovamento avvenuto nel 1902. Lo stupore per tanta magnificenza potrà essere rivissuto sabato 17 maggio, quando al Museo Regionale della Ceramica di Deruta sarà inaugurato il nuovo allestimento del pavimento del 1524, "un vero e proprio tappeto istoriato (...) che intuona con i più grandi lavori decorativi dell'arte italiana del '500". "Quella resa possibile grazie al sostegno del Comitato nazionale per il quinto centenario della morte del Perugino - sottolinea il Sindaco di Deruta Michele Toniaccini - è tra le più significative iniziative di valorizzazione del museo e dell'arte ceramica derutese nel suo complesso, un risultato frutto del grande impegno del gruppo di lavoro guidato dal professor Francesco Federico Mancini, direttore del polo museale urbano,  e composto tra gli altri da Giulio Busti e da Iolanda Cunto, rispettivamente conservatore e coordinatrice del museo". Saranno proprio loro sabato 17, alle ore 11, introdotti dal primo cittadino a presentare il nuovo allestimento che consente per la prima volta la visione di tutte le sue parti superstiti, ad eccezione di una mattonella a forma di stella conservata nel Victoria & Albert Museum di Londra, di un frammento di mattonella quadrata nella collezione del British Museum e di altri due frammenti a forma di croce presenti nel Museo della Fabbrica Grazia di Deruta. "Il pavimento - spiega il professor Francesco Federico Mancini - rappresenta un’opera unica nella produzione ceramica rinascimentale, sia per la sua morfologia che per la varietà delle figure simboliche dipinte nelle mattonelle a stella, che attingono al patrimonio figurativo dell’epoca, e la ricca decorazione ad arabeschi caratteristica della produzione derutese. I motivi iconografici che ricorrono nella pittura di questo straordinario manufatto sono perlopiù rappresentati da ritratti di profeti, muse, sibille, busti di imperatori e profili femminili con vedute di paesaggi sullo sfondo; sembrano ripresi dalle pitture di Perugino, Pinturicchio e Raffaello e vicini a quelli visibili sulla volta della Sala dell’Udienza del Collegio del Cambio di Perugia".
Dopo il ritrovamento dei resti scomposti di questo pavimento maiolicato, interrati come materiale di riempimento, venne avanzata l'ipotesi che lo stesso fosse in origine collocato nella Cappella della Compagnia del Rosario e Morte, oppure che appartenesse ad una cappella funeraria di una famiglia nobile. Acquisito al patrimonio museale del Comune di Deruta, fu esposto nel 1907 alla Mostra d’antica arte umbra di Perugia e nel 1911 all’ Esposizione Internazionale di Roma.
"La struttura morfologica, tipica dei pavimenti maiolicati orientali, è costituita da oltre trecento mattonelle di varia forma", illustra Iolanda Cunto. "Quelle a stella a otto punte, alternate ad altre a forma di croce, occupano l’area centrale delimitata da una cornice rettangolare di mattonelle quadrangolari e poligonali. Lo sviluppo complessivo del pavimento è di circa 12 metri quadrati di superficie. La cornice esterna reca un’iscrizione, oggi in gran parte lacunosa, che secondo alcuni esperti potrebbe essere analoga a quella ancora integra in un pavimento derutese del 1566 presente nella Cappella Baglioni della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello".
Tanti dunque i motivi di interesse storico ed artistico dal pavimento che è ora tornato a splendere di nuova luce. Tra questi anche quello legato al suo autore.  Attribuito per anni ad un anonimo pittore convenzionalmente denominato Maestro del Pavimento di Deruta, l’autore è stato identificato nel 2004 da Giulio Busti e Franco Cocchi  in Nicola Francioli detto “Co” sulla base delle scoperte di archivio di Lidia Mazzerioli e Clara Menganna e delle comparazioni con opere note di questo pittore, rivelatosi il principale maestro derutese della prima metà del XVI secolo.
"Discendente da un’antica famiglia di vasai derutesi e più volte ricordato nei documenti d’archivio tra il 1513 e il 1565 con lo pseudonimo “Co” paraffato, a significare la contrazione del nome Nicola - spiega Giulio Busti - con la stessa cifra firma due capolavori in maiolica: una coppa raffigurante la scena mitologica di Diana e Atteone, oggi conservata nel Musée de la Renaissance di Ecouen, e un piatto con un putto che cavalca un delfino, liberamente tratto da Raffaello, oggi in collezione privata. Le stringenti analogie stilistiche tra queste due opere e le decorazioni del pavimento ne hanno giustificata l’attribuzione".
Oggetto di restauro conservativo nel 1980, il pavimento risulta consumato dal prolungato calpestio nella sede primitiva ma questo, lungi dal togliere bellezza, accresce il valore e l'attesa per lo svelamento del nuovo allestimento, occasione per la quale l'ingresso al Museo Regionale della Ceramica di Deruta, che nei primi tre mesi dell'anno ha già visto raddoppiare i visitatori, sarà libero e gratuito.