Passeggiando a Passignano si potrà guardare la panchina rossa e... fermarsi a riflettere
“Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima”. Questa la frase di Elie Wiesel, scelta per contraddistinguere la panchina rossa collocata sabato sera nel lungolago di Passignano. Una frase che rende anche il senso della manifestazione a cui l’Amministrazione comunale locale, insieme alla cittadinanza, ha dato vita nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere, dedicandola tra l’altro a Giulia Cecchettin. Tante le voci che anche dai Giardini Zagabria, in contemporanea con le altre piazza di tutto il mondo, si sono levate per dire basta ad una cultura che genera sofferenze e umiliazioni ai danni delle donne.
L’evento che ha preceduto la posa della panchina rossa è stato molto partecipato. Una ventina di donne passignanesi, in ordine sparso, hanno pronunciato frasi incisive per favorire una riflessione sugli stereotipi di genere, mentre grazie all’interpretazione di Daniele Baldoni e Ramona Cipolloni, il pubblico ha potuto assistere ad una efficace drammatizzazione del rapporto uomo-donna quando questo tra le mura domestiche si trasforma in un intollerabile conflitto.
A seguire, di fronte al pontile, l’inaugurazione della panchina rossa, divenuta ormai simbolo universale del contrasto alla violenza di genere.
“L’uomo e le debolezze sono alla base di ciò che accade – ha dichiarato il sindaco Sandro Pasquali -. La violenza sulle donne non è legata solo all’educazione e alla cultura, ma nasce anche tutti i giorni nella vita normale della gente normale che smette di rispettare l’altro. C’è moltissimo da fare. L’educazione del rispetto deve partire in maniera profonda da noi uomini con un mea culpa non personale, ma collettivo. Stavolta non giriamoci dall’altra; la realtà è dura e crudele. E’ una mattanza quella a cui assistiamo quotidianamente in nome dell’amore. Ma quale amore? C’è un qualcosa da combattere insieme: dobbiamo in maniera ferma smettere di trovare giustificazioni per recriminare. C’è bisogno di portare nelle scuole, nei luoghi di lavoro l’educazione degli affetti. Bisogna educare alle relazioni. C’è una società da cambiare insieme”.
“Perchè tanta barbarie? Perché tanta violenza? Perchè tanta indifferenza? - sono state invece le domande lanciate da Paola Cipolloni, assessora alla cultura -. Se è assolutamente necessario dire basta ad ogni forma di violenza e discriminazione, è altresì prioritario impegnarsi in prima persona. Ciascuno deve fare la propria parte affinche possa realizzarsi quella rivoluzione culturale che può cambiare le menti. Una rivoluzione culturale che deve partire innanzitutto da dentro di noi e sostanziare le nostre azioni; una rivoluzione culturale all’interno della coppia, della famiglia, delle istituzioni, della comunità. Siamo tutti chiamati in causa, uomini e donne”.
Ultima ad intervenire è stata la consigliera comunale delegata alle pari opportunità Laura Fabbri che ha osservato come la vicenda di Giulia abbia avuto una forza dirompente tanto da riuscire a riportare il tema nelle piazze.
L’evento di sabato scorso ha visto il contributo anche del Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze.