"Fuggire sì ma dove": che bel successo per il primo libro di Roberto Leonardi, podista umbro che ama scrivere!

10.10.2019 15:36 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Antonello Menconi
"Fuggire sì ma dove": che bel successo per il primo libro di Roberto Leonardi, podista umbro che ama scrivere!

E' il primo libero di Roberto Leonardi, podista umbro di lungo corso, che ha scritto “Fuggire sì ma dove”. Quello che lui ritiene essere “un altro inutile libri sulla corsa”. Vive in alto Tevere ed è tesserato per il Marathon Città di Castello, ma, grazie a questa sua passione per correre, si è abituato ormai a girare l'Italia e non solo. Il volume edito per Nuova Prhomos è una raccolta non cronologica di sensazioni, corse qua e là, legate alle esperienze del personaggio non tanto per l'importanza delle gare in se stesse, ma per i significati che lui ha trovato in esse. Insomma, un atto d'amore verso la corsa, una passione per lui iniziata nel 2002. In tutto sono 42 capitoli, tanti quanti i chilometri di una maratona, e l'ultimo chiamato 0,195 metri, ovvero come l'ultimo tratto della classica distanza della maratona. Nel prologo del libro, Roberto scrive “non esiste, non può esistere una successione logica degli eventi nelle passioni, in ogni  sorta d'amore. Riecheggiano assiduamente, insistentemente, le circostanze migliori. Ne avvertiamo la presenza ovunque; libri, film, canzoni e perché no, nelle opere d'arte. Anche se parlano di tutt'altro, il nostro essere sempre, di continuo, proiettati lì, trasfigura  quel tutt'altro in un altro tutto. Questo atto d'amore disorganizzato verso la Corsa, è per questo pieno di riferimenti o  citazioni più o meno evidenti, anche inconsapevoli, perché alla fine siamo ciò che ci ha  segnato di più. Consistiamo anche delle cose che abbiamo raccolto e messo da parte lungo  la Strada. Link come punti di riferimento, e rifornimento, che ci tornano utili nelle giornate  in salita, o su noiosi rettilinei". Poi un riadattamento di quello scritto da JR Moeringher per il suo bellissimo volume “Il bar delle grandi speranze”... "Del resto le partenze sono sempre importanti, e non avrei potuto iniziare diversamente: corriamo per fare il tempo, per sfuggirlo, o per essere il tempo stesso, per riscoprirne ogni  volta un significato diverso, corriamo per riordinare i pensieri, per ritrovare parti di noi e  liberarci di altre, sperando di lasciarle sulla strada, corriamo perchè anche una salita può  dare il senso di una discesa, corriamo prima di un avvenimento importante, per scaricare la  tensione, o dopo, per rilassarci definitivamente, corriamo per trovare l'onda perfetta del  surfista, per raggiungere la luce verde del Grande Gatsby, o l'orizzonte che  progressivamente, si allontana davanti a noi, corriamo per sentirci prede e cacciatori, per  spostare i nostri limiti, per fare i conti con noi stessi e la nostra fatica, e a volte tonano, a  volte no. Corriamo per avere un senso di appartenenza a qualcosa e anche per stare soli,  corriamo per un provare uno stato d'animo somigliante a una fuga, o quello più confortante  di andare incontro a qualcosa. Per vedere le cose da lontano, e poi tornare per osservarle da vicino, con occhi rinnovati,  corriamo soprattutto per ritrovarci. Il mio bisogno è lungo e variegato, diverso da tutti i bisogni degli altri, inoltre la strada mi  ha dato molte persone, anche una o due delle quali avrei fatto volentieri a meno”.