L'ex grifone Beppe Dossena ha parlato a Radio Onda Libera

27.02.2017 12:25 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
L'ex grifone Beppe Dossena ha parlato a Radio Onda Libera

Beppe Dossena, ex centrocampista di Torino, Sampdoria, Bologna, Udinese e Perugia è stato ospite a Radio Onda Libera.

La sparata di De Laurentiis finita la partita col Real Madrid c'entra qualcosa con la sconfitta al San Paolo contro l'Atalanta?

“Non credo, sennò sarebbe veramente nefasto farsi influenzare dalle dichiarazioni e dagli articoli dei giornali. L'analisi di De Laurentiis non è stata del tutto sbagliata anche se sono discutibili i tempi e modi. Il Napoli è spettacolare ma bisogna allenare anche la determinazione e la volontà. E' troppo distante dalla Juve e siamo solo a febbraio: questo è preoccupante”.

Di ieri sera la colpisce lo stato di grazia della Roma o pensa anche che l'Inter resti un'incompiuta?

“La Roma è stata straordinaria. Ha fatto passi da gigante, a differenza del Napoli prima era fragile, specie in trasferta, mentre adesso è una squadra davvero tosta. L'Inter è questa: cinica con le piccole e in difficoltà con le prime. C'è ancora molto da lavorare”.

Come vede il derby di mercoledì all'Olimpico?

“Come tutti i derby è indecifrabile e fuori dagli schemi. La Lazio dovrà giocare una gara fisica ma la Roma ieri sera mi ha davvero impressionato”.

Questa Juve è matura anche per la Champions?

“Sì e lo ha dimostrato anche contro il Porto che ha lavorato ai fianchi come fa una grande squadra al di là dell'uomo in più. E' chiaro che non può dire tutto questa sfida con i lusitani, serve andare avanti per valutare la prospettiva europea”.

Cosa pensa del lavoro di Ventura con gli stage e tanti giovani messi alla prova in azzurro?

“I giovani ora ci sono e giocano titolari più che in passato. C'è più speranza e c'è da essere ottimisti”.

I tifosi del Torino, che lei conosce bene, vorrebbero qualcosa di più e non perdonano a Cairo di vendere ogni anno i pezzi migliori: Dossena da che parte sta?

“Se arriva chi chiede i giocatori importanti e te li paga, non hai difese. La società è obbligata a investire nel futuro guardando i giocatori, prendendoli per poi cederli se ben rivalutati. Le squadre non sono dei tifosi. In generale chi si avvicina al calcio non dedica la stessa attenzione che mette nelle proprie aziende. C'è meno integralismo e si ascoltano tutti”.