L'Italia resterà ancora ferma e chiusa sino a Pasqua, poi si tornerà piano piano a vivere

01.04.2020 06:30 di Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Antonello Menconi
L'Italia resterà ancora ferma e chiusa sino a Pasqua, poi si tornerà piano piano a vivere

Bisognerà avere ancora una grande pazienza per almeno altre due settimane. Poi si ripartirà, anche se con il freno tirato. «Dopo Pasqua – ha detto il direttore dell’Iss, Silvio Brusaferro –ìse avremo una curva contagi in consistente riduzione da diversi giorni, allora potremo pensare a una riapertura, che comunque avverrà in modo graduale». Lo dice lo studio pubblicato dall’Einaudi Institute (Bankitalia) nel quale si fa una stima di quando potrebbe terminare l’emergenza nelle varie regioni: tra il 5 e il 16 maggio. Secondo la ricerca, firmata dal professor Franco Pedracchi, la prima regione a vedere finire l’epidemia – ipotesi mediana – sarebbe il Trentino Alto Adige (6 aprile) seguito da Basilicata, Umbria e Liguria (7 aprile). Poi sarà la volta di Val D’Aosta (8 aprile), Puglia (9 aprile), Friuli Venezia Giulia (10 aprile), Abruzzo (11 Aprile). In Sicilia e Veneto l’epidemia dovrebbe finire il 14 aprile, in Piemonte il 15 aprile, nel Lazio il 16 aprile, in Calabria 17, in Campania il 20. In Lombardia, l’epicentro dell’epidemia, dovrebbe finire il 22 aprile, in Emilia Romagna il 28 aprile, in Toscana le curve raggiungeranno lo zero solo il 5 di maggio. Nel governo c’è la tentazione di procedere, dopo il 17 di aprile, ad una riapertura ’graduale’ regione per regione. L’annuncio del nuovo Dpcm seguirà a un Consiglio dei ministri che potrebbe tenersi domani o giovedì. Il comparto che potrebbe beneficiare delle prime aperture potrebbe essere quello delle attività produttive. La principale eccezione alla quale si lavora potrebbe riguardare il settore dell’acciaio: gli impianti, che hanno bisogno di giorni per essere riattivati, potrebbero essere autorizzati a ripartire il 14 o il 15, così da essere operativi la settimana successiva. Possibile anche qualche limitata autorizzazione di filiere in qualche modo legate al biomedicale e all’industria alimentare e alla meccanica agricola.